L’esplorazione identitaria di Claude Cahun
Maschile? Femminile? Neutro: Il percorso artistico di un'identità senza limiti
Il primo pensiero che ho avuto appena mi hanno parlato di Generi d’Arte è stato: sembrerebbe l’occasione perfetta per parlare di Claude Cahun!
A questo punto immagino che alcunə di voi si chiederanno chi sia Claude Cahun… domanda che un po’ di tempo fa mi sarei posta anche io.
Ho sentito per la prima volta il suo nome una decina di anni fa. Ero a Parigi con una cara amica studentessa dell’Accademia delle Belle Arti a farmi da guida: sapevo che nessuna meglio di lei poteva mostrarmi il lato artistico di Parigi e farmi vivere le sue magiche atmosfere.
La mattina del secondo giorno di vacanza, mentre ci stavamo dirigendo al Musée de l’Orangerie, improvvisamente la mia amica si fermò davanti alla pubblicità di una mostra su Claude Cahun e mi disse che dovevamo assolutamente entrare perché era un’occasione da non perdere.
Così il nostro programma della giornata cambiò, e questo cambio di programma fu per me meraviglioso: appena vidi le prime fotografie mi resi conto di essere davanti alle opere di un’artista eccezionale.
Fotografə, scrittricə, traduttricə, attricə di teatro, performer. Come artistə si è avvicinatə al movimento surrealista, ha collaborato da articolistə per la rivista omosessuale “Inversions”, ha sostenuto l’importanza dell’azione politica dellə artistə e, durante l’occupazione dell’isola di Jersey nella seconda guerra mondiale, ha scritto e distribuito messaggi contro i nazisti firmando “Il soldato senza nome” (anche i suoi atti di resistenza si possono considerare performance artistiche).
I molteplici talenti di questə artista richiederebbero pagine e pagine, ma quello che più mi ha affascinata è l’esplorazione identitaria.
Anche la scelta del suo nome è frutto di questa esplorazione identitaria: natə Lucy Renée Mathilde Schwob, l’artista ha usato diversi pseudonimi nella sua vita tra cui M. (pseudonimo che avvolge l’identità nel mistero e nell’indefinito) e Alfred Douglas (probabilmente in riferimento al compagno di Oscar Wilde). La scelta finale è però ricaduta su Claude Cahun: Claude rappresenta la sua neutralità rispetto al genere (in francese è un nome sia femminile che maschile), Cahun è invece omaggio al legame con le origini ebraiche della nonna paterna (molto importante nella sua infanzia).
Del nome scelto dirà: “rappresenta ai miei occhi il mio vero nome, piuttosto che uno pseudonimo”. (probabilmente oggi si definirebbe nome d’elezione).
L’esplorazione identitaria, l’auto-narrazione e la sovversione delle norme di genere fanno quindi da filo conduttore a tutta la produzione artistica di Cahun, anche se probabilmente la forma privilegiata per questa ricerca è la fotografia, in particolare gli autoritratti. Menzione d’onore (e forse prossimo mio articolo su questa newsletter) va a Marcel Moore, all’anagrafe Suzanne Malherbe, che ha scattato molte delle foto progettate da Claude, di cui fu compagnə d’arte e di vita.
Gli autoritratti, che Cahun comincia a scattare fin da giovanissima, sembrano essere stati concepiti come espressioni di una ricerca intima, tanto che spesso risultano riservati ad una cerchia ristretta di amicə piuttosto che al grande pubblico: fino a che Cahun è stata in vita solo una minima parte della produzione fotografica è stata pubblicata e/o esposta.
Già negli scatti giovanili si percepisce la volontà di contrapporsi alla rappresentazione estetica dominante della donna. Prendiamo ad esempio la foto “Head and Pillow” (immagine 1) del 1914: possiamo osservare il volto di Cahun, dalla capigliatura disordinata e mossa, incorniciato da un cuscino ed un lenzuolo, a suggerire uno stato di malattia e/o follia, molto diversa dalla predominante rappresentazione della donna sensuale.
Nella produzione successiva prosegue il lavoro esplorativo e rappresentativo dell’identità con una continua trasformazione di sé: Cahun nei suoi autoritratti mostra capelli rasati e colorati, trucchi e travestimenti. Un giorno marinaio, un giorno odalisca, un giorno angelo futuristico, poi Buddha e molto altro ancora: il costante reinventarsi di Cahun riflette, oltre alla sua passione per il teatro, la sua concezione di identità come un susseguirsi di maschere. Infatti afferma: “Sotto questa maschera, un’altra maschera. Non riesco a finire di raccogliere tutte queste facce.”
Molte sono le foto in cui elementi tradizionalmente maschili ad elementi tradizionalmente femminili convivono (chiaro esempio di questa compresenza di elementi è la serie di fotografie “I am in training, don’t kiss me”) o si annullano alla ricerca di un aspetto androgino (esplicative in tal senso sono la le foto con capelli rasati e canottiera nera e l’autoritratto allo specchio).
Nella serie “I am in training, don’t kiss me” (immagine 1), Cahun sfoggia un taglio di capelli e degli abiti maschili associati ad un trucco esageratamente femminile (quasi una caricatura) e a due capezzoli disegnati sulla maglietta, accompagnati dalla scritta che dà il nome alla serie.
Nella foto “Self-portrait with Mirror” (immagine 3) è invece la neutralità l’elemento predominante: Cahun appare con i capelli cortissimi ed indossa un largo vestito che nasconde le forme del corpo. Il tutto dona all’artista un aspetto androgino. Interessante anche l’inserimento del doppio attraverso l’uso dello specchio, che ci fa chiedere chi sia la vera Cahun.
Difficile rispondere a questa domanda, sappiamo però che in relazione al genere Claude Cahun ha affermato: “Maschile? Femminile? Ma dipende dai casi. Neutro è il solo genere che mi si addice”.
A cura di Veronica Montagnoli
ALCUNE FONTI ONLINE E BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE:
Immagini prese da Catalogo ragionato a cura di François Leperlier, realizzato dal Musée des Beaux-Arts e dalla Bibliothèque Municipale di Nantes
http://www.claudecahun.org/
Calanni Rindina D., Pseudonimi e identità: il caso di Clause Cahun Motus in verbo. 2019 (https://www.academia.edu/45393212/PSEUDONIMI_E_IDENTIT%C3%80_IL_CASO_DI_CLAUDE_CAHUN )
Mazzuchelli S., Claude Cahun e Suzanne Malherbe: un "amour fou". PsicoArt 2013 (https://psicoart.unibo.it/article/view/3459)
Biolchini S., Claude Cahun, le identità oltre il genere di un’artista anticonformista, Il sole 24 Ore,
Saracino C., Claude Cahun: la pioniera androgina della fluidità di genere, il Sublimista
https://sublimista.it/claude-cahun-la-pioniera-androgina-della-fluidita-di-genere/
Ballario N. (a cura di), 10 X 10. Storie di donne fotografe. 24 Ore Cultura.2022
Accatino A. Outsiders. di artisti geniali che non troverete nei manuali di storia dell'arte. Giunti. 2017
Carpanini C., Vedermi alla terza persona. La fotografia di Claude Cahun. Editrice Quinlan 2008
Rowe K. Liberamente. L’arte e la vita oltre gli schemi di Claude Cahun. 24 Ore Cultura 2023